
Mi risveglio nella bella casetta messa a disposizione dal Signor Michele e grazie al suo passaggio in auto ritorno in piazza a Trecchina. C’è un bel sole e dolori a parte sono pronto per la seconda tappa in direzione Lauria. Che, per dovere di cronaca, è il paese natale di Rocco Papaleo. Il cartello indica 14 km e visto lo sforzo del giorno precedente penso possano bastare. Il caldo è forte e l’asfalto non fa altro che amplificarlo. Sarebbe bello percorrere qualche sentiero ma non posso permettermi di finire in mezzo a un bosco nelle condizioni del giorno prima. Le vie sterrate ci sono ma spesso scollegate tra loro. Per carità, ha il suo lato positivo anche perdersi e la considero sempre una parte formativa del viaggio. Mette alla prova e tira fuori capacità nascoste del nostro carattere. Oggi no però. Droit au but come dicono i francesi. Dritto all’obiettivo.
Fortunatamente la prima parte di camminata è fatta di molti tornanti in discesa spesso all’ombra, che mi danno la possibilità di tirare il fiato per metà percorso. Alla fine dei quali mi ritrovo nuovamente sulla statale 585, anche detta Fondovalle del Noce e che dovrò percorrere fino ai pressi di un cavalcavia. Da lì grazie a uno svincolo potrò poi defilarmi su una strada provinciale e meno trafficata che mi condurrà all’arrivo odierno.
È quasi ora di pranzo e dopo un paio di chilometri sulla Fondovalle riesco anche a trovare un bar ristorante dove mangio un panino. I postumi del giorno prima si fanno ancora sentire e quindi prolungo un po' la mia sosta.
Riempio la sacca d’acqua fino all’orlo e mi rimetto lo zaino. Da lì a poco, con un paio di attraversamenti stradali non molto consigliati, mi immetto sulla provinciale. Finalmente potrò preoccuparmi in maniera meno frequente dei passaggi delle macchine. I punti d’ombra ci sono, spesso distanti tra loro, ma li sfrutto in maniera intelligente e passo passo mi avvicino sempre più alla destinazione. Percorro anche una strada dove osservo una piccola cascata che è sempre un belvedere camminando e trasmette tranquillità per quel che mi riguarda. Ne ho bisogno. E nonostante la classica salita tosta che arriva senza preavviso, mi ritrovo sotto al cartello “Lauria”. Nessuna illusione di essere arrivato, memore del giorno precedente. Do quindi fiato alle poche forze rimaste fino a che non mi trovo spiazzato al bivio “Lauria inferiore - Lauria superiore”. Diventa quasi un piccolo enigma non avendo guardato nulla il giorno prima o durante la camminata. In una via poco distante scorgo delle abitazioni e un signore intento a leggere, seduto in un cortile condominiale. Chiedo lumi sul da farsi e il consiglio è di raggiungere la parte superiore della città. La chiacchierata non si esaurisce solo a questa domanda. Finiamo anche a parlare di Verona e mi confessa la sua passione per la lirica, snocciolando nomi e opere. Per chi non lo sapesse la stagione estiva in Arena è occupata per la maggior parte da questo tipo di spettacolo.
Da lì all’arrivo vero e proprio passa una mezz’ora, fino a quando intravedo una grossa piazza. Sono arrivato!
Consulto il foglio excel scaricato da un sito della Regione Basilicata e opto per la Pensione Vittoria. Una signora che fermo per avere un consiglio su una sistemazione mi conferma di rientrare nel budget che le dico di avere. Ed è proprio dietro di me!
La pensione come mi è piaciuto definirla è “old school”. Si tratta infatti di un palazzo datato dove vivono una signora e sua madre al piano terra, con delle stanze in affitto e la possibilità di mangiare ciò che cucinano a casa. Lei è veramente gentile e disponibile a rispondere alle mie mille domande e curiosità. Mi fa sapere che nel centro storico stasera incontrerò la festa di paese, dove avrò modo di assaggiare anche prodotti tipici e piatti del luogo.
Stanza, doccia e mi avvio verso quella direzione. Ma arrivo prima che tutto abbia inizio e quindi ne approfitto per fare un giro tra queste strette vie. Al mio ritorno dopo un’ora partecipo all’affollatissima festa dove mangio pasta e fagioli, delle crespelle e parlo con i signori delle bevande incuriositi dal mio accento. Inevitabile che l’argomento principale sia il coast to coast. Sarà spesso oggetto di molte chiacchierate. Sul perché, come mai in Basilicata e tante altre domande. A cui risponderò volentieri perché mi piace raccontare e poi l’esperienza pare destare interesse nelle persone che incontro.
Mi ritengo fortunato a poterla fare.
Spesso nei miei cammini ho incontrato chi, per voglia mancata o per ristrettezze economiche, non è mai uscito dal suo paese. Incontrerò anche chi ci è rimasto per scelta, per non privarsi di una dimensione più umana della vita. E non posso dargli torto.
Mi piacciono l’atmosfera e la dimensione sociale che hanno le feste di paese al Sud, per il fatto che fanno trasparire orgoglio e attaccamento a questa terra. Le feste o sagre dalle mie parti hanno spesso la sembianza di un luna park con tanti banchetti. Non tutte per carità.
Ad allietare i presenti stasera c’è una band formata da quattro giovani, con una donna alla voce che canta in dialetto. Credo salentino. Li ho ascoltati con piacere e vorrei ricordarmi il loro nome. Non gli ho dedicato l’attenzione che si meritavano. Ma avevo l’orecchio teso verso di loro perché la musica non mi lascia mai indifferente.
Non faccio tardissimo ma mi concedo un caffè in un bar vicino alla pensione. Incrocio più volte il mio sguardo stanco con quello di una ragazza molto carina.
Intorno alla mezzanotte mi avvio verso la pensione. Domani mi attenderà una tappa molto dura a livello di lunghezza. Farò zig zag tra la Sinnica e delle strade provinciali.
Il caldo è davvero tanto e non sono qui per fare l’eroe.
Quindi qualcosa mi inventerò.





