
Il pomeriggio precedente in cerca di un nuovo paio d'infradito, sono finito a parlare con la proprietaria del negozio dove le ho comprate. Le ho detto che il giorno successivo sarei partito alla volta di Chiaromonte e per risposta mi ha indicato col dito dove si trova. Facendo anche riferimento a delle zone nere bruciate che si intravedono da lontano e sono alla base di questo paese.
Diciamo che ne ho già viste di situazioni così dalla mia partenza a Maratea.
Non ci ho fatto l'abitudine e mai la farò. Gli do il giusto peso. Però fa male pensare come l'uomo possa devastare ciò che di più bello esiste al mondo. La natura. Gli alberi bruciati rendono tutto più spettrale e confido che il disagio per chi vive lì o transita come me si limiti a questo.
La tappa odierna è molto corta ma si sviluppa con un percorso a U. Discesa da Francavilla, arrivo a valle e risalita verso Chiaromonte. Otto chilometri. Quasi una sgambata. Ma a conti fatti non facili e con il sole a picco per gran parte del percorso.
Scendere la mattina dopo una bella colazione è un piacere però. Si da il modo al corpo di rifiatare e non si deve mettere subito sotto sforzo il fisico. Per di più in hotel ci sono anche oggi delle torte molto buone e quindi ne approfitto.
Dopo circa un'ora di camminata mi ritrovo a metà tappa, quindi già a buon punto. E senza aver avuto un grosso dispendio di energie, dato che il primo tratto è stato in discesa. Attraverso una piccola galleria che passa sotto la Sinnica e dopo una ventina di minuti inizio a camminare su di un ponte, dove sotto dovrei ammirare il Sinni. Dovrei infatti, perché anche in questo caso fa impressione vedere gli effetti della siccità. Ciò che posso ammirare sono solo i grigi sassi su cui dovrebbe scorrere questo fiume. La grandezza dello stesso rende ancora tutto più evidente agli occhi. Pazzesco.
Ma si va avanti e da questo punto in poi ha inizio la parte di percorso che mi condurrà all'arroccata Chiaromonte.
La salita è illusoria e bella ripida quindi sembra non arrivare mai. Unita al caldo e al fatto di essere impegnativa, sono spesso costretto a molte mini soste. L'acqua per quanto razionata in maniera intelligente si sta esaurendo a tre quarti di percorso. Mi servirebbe un litro in più ma vorrebbe dire un altro chilo sulle spalle. Quindi cerco di tenermi il più idratato possibile in maniera regolare, anche in previsione dello sforzo finale.
Si sale senza tregua. Ma il mio corpo ne chiede conto. Decido di fare una sosta più lunga durante la quale provo a chiedere da bere a qualcuno, considerando quanto mi separa dalla destinazione.
Non vi sono molto case ma intravedo una corte che raggiungo grazie alla strada bianca presente. In maniera lenta di modo che chi abita mi veda arrivare senza spaventarsi. Trovo un signore a cui spiego la mia "arida" situazione attuale e lo vedo dirigersi verso casa. Recupera una bottiglia d'acqua e ho così modo di riempire la camel bag. Nel frattempo posso ammirare nel granaio pomodori e altri ortaggi appesi ad essiccare. Vi sono molti prodotti tipici lucani di cui non sapevo l'esistenza. Alcuni dei quali tra quelli che ho appena visto.
Scopro più tardi che la mia destinazione odierna si trova a circa 800 metri di altezza. Dopo un bello sforzo e numerose rifiatate, sono ai piedi del cartello che indica l'entrata in paese. E purtroppo ciò che mi era stato prospettato e vedevo da lontano ore prima, si fa vivo sotto i miei occhi. Terra bruciata e alberi neri. L'odore è forte, penetrante e lo spettacolo è davvero una pugnalata.
Vado avanti.
Trovo anche la possibilità di raggiungere il campo sportivo ma si trova in direzione opposta alla mia. Da un lato mi dispiace. Avrei voluto salutare il mister conosciuto la sera prima, anche perché aveva espresso interesse e si era complimentato per quello che stavo facendo. Voleva farmi conoscere ai suoi ragazzi. Porto comunque il ricordo di una bella persona. E del mio passato calcistico porto con piacere il ricordo dei ritiri precampionato. È stato come fare un piccolo viaggio nel tempo.
Cerco sempre di tirare lungo e pranzare una volta arrivato, indipendentemente dall'ora.
Un paio di tornanti dopo il cartello scorgo un bar e sorpresa. Vedo le prime due persone con uno zaino e decido che possa essere l'ora e l'occasione giusta per fare una sosta.
Due ragazzi. Un lucano ed un campano. Sono impegnati nel mio stesso percorso, cioè raggiungere Scanzano Jonico attraversando la Basilicata. Sono tosti, fanno molti chilometri e il più delle volte riescono a dormire in tenda. Si affidano a Google Maps per i sentieri.
È bello finalmente avere a che fare con qualcuno che sta condividendo la stessa esperienza. Ci si scambiano consigli, aneddoti e impressioni.
Questo è infatti il mio primo viaggio al Sud. Espresso il fatto che in futuro vorrei visitare anche Napoli, Antonio, il ragazzo campano, mi scrive il suo numero di telefono su un pezzo di carta. Di tante grosse città visitate ho sempre trovato un plus vederle con chi è nato ed abita lì. Farmi consigliare. In modo da scoprirle fuori dai circuiti turistici e in maniera più autentica. Grazie a lui in futuro avrò questa possibilità.
Loro sono diretti a Senise, ma decidiamo comunque di fare assieme il tratto comune verso il centro storico di Chiaromonte, per poi salutarci.
Non so se per caso o per distrazione, tiro fuori un numero chiamato il giorno prima, solo per avere informazioni sull'alloggio. È comunque agosto e si sta avvicinando il 15. Per un motivo o l'altro quindi non è mai scontato trovare una sistemazione strappando un buon prezzo.
Finisco dove avevo solo chiesto informazioni, senza prenotare. Ma me ne rendo conto solo più tardi.
E questo sbaglio mi darà modo di avere una delle più belle viste di tutto il percorso. Sono alla Casa per ferie "Miramonti", una struttura religiosa posta a fianco della chiesa. Salgo le scale di questa bella struttura e una volta registrato, svuoto lo zaino e mi doccio. Ne approfitto anche per fare una lavatrice.
Esco dalla stanza e aprendo un paio di grossi portoni in legno mi ritrovo dapprima in una grossa sala, per poi uscire su un terrazzo da cui posso ammirare Francavilla, Chiaromonte e la lontana Senise. Spettacolo! Fare la cosa sbagliata a volte paga. E deve ancora arrivare sera.
Mi trovo davanti a tanta bellezza al punto che oltre a qualche foto scrivo ad Enrico: "Oggi sono in un posto che penso batta tutti gli altri senza storia. E da dove guarderò le stelle." Dato che siamo comunque intorno alla notte di San Lorenzo e devo ancora vederne una...
Si sta facendo sera tra una cosa e l'altra ma non c'è ancora buio e decido per una passeggiata in paese. Mi fermo a bere un aperitivo e con la serenità di ogni fine tappa, mi soffermo a guardare la natura circostante. Incontro un gruppo di signore e vista l'ora chiedo se possono consigliarmi dove mangiare qualcosa. La scelta ricade sul ristorante "La Torre", tra l'altro molto vicino al mio alloggio. Non siamo in tanti e c'è posto all'esterno quindi mi accomodo lì. Così mangiando avrò modo anche di osservare il paesaggio.
In fronte al mio tavolo siedono un signore romano con la famiglia. Senza farsi tanti problemi spezza simpaticamente il silenzio e iniziamo una gradevolissima chiacchierata per tutta la durata della cena. Scopro che conosce molto bene Verona e ha abitato lì per anni. Ne ha apprezzato la bellezza, al punto di definirla una piccola Roma.
Assaggio delle specialità lucane tra cui la pasta c'a muddica o pasta con la mollica. Come si può intuire preparata con quest'ultima. Viene messa a rosolare con olio, spezie e pomodoro. E diventa così il sugo che la condisce.
C'è anche del vento a rinfrescare la serata ed io non vedo l'ora di sdraiarmi sul bellissimo terrazzo del palazzo dove alloggio.
Nel mezzo tra la cena e il ritorno mi fermo a bere un paio di amari in un bar poco distante. E una volta uscito c'è tempo anche per parlare con un anziano signore, seduto su una panchina con il figlio. Mi racconta l'evoluzione di Senise dal suo punto di vista e cioè quello di una persona che ha vissuto grossa parte della vita qui. A questo aggancia anche una storia sugli anni successivi alla guerra, che lo costrinse per un po' ad abbandonare Chiaramonte, trasferendosi in Germania per lavorare. Da piccoli non sempre si apprezzano i discorsi delle persone anziane e anche io senza essere ipocrita ero così. Non gli si da il giusto peso. Ma con gli anni ho capito che da loro si possono imparare tante cose, che ci aiuteranno a comprendere meglio il meraviglioso viaggio chiamato vita. Lo ringrazio di questa sua condivisione ed è tempo di tornare in stanza.
Recupero cuffie e telefono per un po' di musica, una birretta e la stuoia. Pronto a sdraiarmi in terrazzo per godere del meraviglioso spettacolo, stavolta con il nome di cielo. È davvero qualcosa che mi lascia senza parole per il silenzio e la nitidezza con cui riesco ad osservare le stelle. Penso che non sarebbe una cattiva idea rimanere a dormire lì. Passa un'ora, di quelle per cui vale la pena vivere. Le canzoni cullano l'osservazione di ciò che mi sta intorno. Un qualcosa di simile penso di averlo visto solo in Portogallo, in una sera di febbraio, durante il Cammino Portoghese con il mio compagno di viaggio Alberto.
Purtroppo quello che nel pomeriggio dava l'idea di essere un formazione nuvolosa a bassa quota, si rivela tutt'altro. La conformazione del territorio e il vento la fanno somigliare ad un lungo serpente bianco/grigio che si snoda nella valle. Si tratta però di fumo proveniente da altri incendi e dal terreno circostante, su cui è posata la cenere della vegetazione. Complice anche il vento l'aria si fa irrespirabile tanto da dover abbandonare quest'angolo di tranquillità e chiudere le finestre per rientrare in stanza.
Che peccato.
Sarei voluto rimanere lì per ore.
Io, la musica e il cielo ce la stavamo spassando alla grande. Ma la serata si esaurisce qui.
E mannaggia, anche stasera non sono riuscito a vedere una stella cadente.





