
Uno dei pro di dormire in tenda è che il soffitto, abitualmente monocolore e poco ispiratore, per una o più sere diventa il cielo. Con il suo spettacolo sempre a portata d'occhio. Addormentarsi con tanta bellezza a disposizione è quasi un sacrilegio.
Fin dall'antichità osservare le stelle, aiutava naviganti e camminatori nel capire la rotta che dovevano seguire. Non è questo il mio caso. Guardo in alto e la mia mente viaggia, ripercorrendo i momenti dell'esperienza che sto vivendo.
Anche svegliarsi però ha il suo lato positivo. Non si aprono porte. E poi altre porte. Una cerniera e si è già in mezzo al verde, a osservare il sole che si arrampica pian piano per dare inizio alla giornata. Stamattina comincio così. Non ho dormito granché, ma mi sento riposato. E felice anche per la bella serata trascorsa. Sento che l'esperienza sta prendendo quella piega che definivo come sociale.
Riesco anche ad attivarmi mentalmente perché devo comunque impacchettare la mia "casa" e ciò richiede un minimo di impegno. Nel frattempo faccio la conoscenza del custode che è arrivato a riaprire il castello. Colui che in definitiva mi ha permesso di campeggiare all'interno delle mura. Un grosso privilegio, che tra l'altro ha incuriosito non poco i presenti per la serata teatrale.
Ho a disposizione se voglio dei fichi freschi per fare colazione, mi dice. E li posso staccare direttamente dalla pianta. Per un momento penso di essere in Sud America. A parte gli scherzi, capita raramente di iniziare così. L'ultima volta che ricordi era stata in Brasile qualche anno prima.
Avendo intercettato il custode posso avere l'onore di osservare l'interno del castello, che verrà aperto al pubblico qualche ora più tardi. Approfitto del bagno per sistemarmi dato che in realtà non vedo la doccia da un paio di giorni. E riesco a dare una rapida occhiata ad abiti e scritti conservati. Non con il tempo che si meriterebbero però. Stefania e gli altri mi aspettano in futuro e non mancherò di prendermi più tempo per una visita completa.
Dal castello la visuale che si ha intorno è pazzesca e fra qualche chilometro inizierò a vedere il mare all'orizzonte. Nel mentre che scatto qualche foto incontro uno dei ragazzi della compagnia teatrale. Si parla del mio percorso fino a qui e del fatto che secondo lui la strada per arrivare a Rotondella sarà impegnativa, in quanto una continua lieve salita. Non mi sembrava avendo dato un'occhiata il giorno prima. Mi sbagliavo.
Esco dalla parte storica di Valsinni per immettermi in quella più moderna. Scorgo un fornaio sulla strada e ne approfitto per pranzare, considerato lo sforzo che mi attende. In più al piede destro inizio ad avere dolore specie nei primi chilometri. Ma con qualche accortezza nel modo di camminare riesco a limitare questo problema.
Asfalto e scarpe seminuove. Un binomio terribile. Comprendendo benissimo che la prima regola da seguire nel trekking è indossarne un paio già formate. Ma stavolta non ho avuto il tempo di fare il "rodaggio", vista la decisione repentina di partire. E ovviamente, pur avendo prestato attenzione nel tenere i piedi asciutti con calze tecniche, mi ritrovo tre vesciche. Ago, filo e le buco. Quantomeno il dolore sarà sopportabile.
Quel ragazzo aveva proprio ragione. Si cammina e si fatica tanto. Di Rotondella neanche l'ombra. Tengo sempre d'occhio la situazione acqua, anche perché sono spesso in mezzo al nulla e con nessuna fonte dove potermi rifornire. Qualche giorno prima, non ricordo dove, essendo arrivato ad un livello critico mi sono arrangiato con una canna d'acqua nel giardino di un'abitazione. Senza fare furtivo ma sincerandomi prima che ci fosse qualcuno a cui domandare. Quello che si dice istinto di sopravvivenza.
Avanti e avanti ancora. Ed ecco che finalmente riesco a intravedere la destinazione odierna. Il camminatore spera sempre che a un certo punto ci sia una bella strada dritta che lo accompagni all'arrivo, specie quando la stanchezza inizia a farsi sentire. Invece nel mio caso ci sono tanti tornanti, che si vanno a sommare alla fatica e ai dolori.
Ad un certo punto mi pervade quasi l'idea di sostare sotto Rotondella, cercando qualche sistemazione addocchiata il giorno prima. Ma no. È lì e costerà uno sforzo non indifferente. Ma ho idea che perseverando e insistendo magari la vita mi ripagherà. Inizio questa serie di curve che sono davvero tante. O forse molto distanti una dall'altra, perché ho come l'impressione di girare sempre intorno al paese, arroccato sulla cima di questa montagna. Almeno sono al coperto, protetto da grossi arbusti che mi permettono di camminare al fresco. Continuo nella salita e l'ultima parte mi impegna non poco dal punto di vista fisico. Qualche piccola sosta per rifiatare ogni tanto. Ma inizio a vedere da lontano le prime abitazioni. È la volta del cartello e ora è ufficiale. Dopo tanti sforzi sono arrivato a Rotondella!
Anche stasera per una sistemazione sarà davvero dura. C'è una grossa festa in paese con l'ex cantante dei Matia Bazar, Silvia Mezzanotte. In più è il 14 di agosto. Ed è qui che, preso atto della situazione, inizio a giocarmi tante carte come fossi un giocatore di poker.
Due giorni prima Giusy mi aveva dato una dritta. Domandare a un certo ragazzo della locanda "Pane e Lavoro" e il prossimo obiettivo è quindi di trovarlo. Entro in paese e vedo una persona occupata nel rifornire il furgone di merce, presumibilmente destinata a un'attività della ristorazione. Sembra pure giovane. Lo fermo e chiedo se abbia idea di dove si trovi il posto che sto cercando. E... trovo proprio lui! Da non credere. Far centro così, senza tante domande, fa sperare di aver preso una bella onda e che la ricerca si indirizzi nel modo giusto. Ma come detto prima è la vigilia di ferragosto. Quindi le mie belle speranze si infrangono proprio come un'onda sulla banchina.
Proseguo.
Considerato il fatto che devo mangiare mi giocherò più tardi la "carta" del bar, che tante soddisfazioni ha dato finora.
Ho un flashback. Ricordo il dialogo con i due ragazzi incontrati sotto Chiaromonte. Mi avevano detto di aver trovato spesso rifugio campeggiando presso le feste di paese, per il fatto che sono recintate o si svolgono in campi sportivi. La manifestazione si terrà proprio in un contesto simile. Penso quindi che sia il caso di chiedere in giro e tentare. Mi reco in municipio. I lucani sono stati molto disponibili con me finora e io voglio ricambiare con educazione e senza essere di disturbo. Non trovo nessuno ma mentre esco incrocio una vettura della Polizia Locale. Rientro nuovamente nell'edificio insieme all'ufficiale e imbastisco due chiacchiere, nella speranza di strappare il permesso a lui. Tentenna, non è molto convinto e non si fa niente. Ma cerca di rimediare in un altro modo e chiama qualcuno che può essermi d'aiuto. Nulla. Finisce che su un pezzo di carta gli scrivo il mio numero di telefono, d'accordo sul risentirci in caso di novità. Bel tentativo e lui molto disponibile, ma nelle ore successive nessuna chiamata.
Inizio ad avere fame.
Non pranzerò tantissimo ma la solita amata focaccia, una birretta e il caffè ci possono stare. Così da non rovinarmi la cena. Visto che solitamente alle feste di paese si trovano piatti e prodotti tipici. Mi muovo qua e la senza tanto costrutto o idea di dove andare. Ma addocchio tra i tanti bar uno carino, che si trova in una micro piazzetta. Si chiama B'Arcuri. Un piccolo muretto, calcetto all'interno e un ragazzo giovane dietro al bancone, che poi scoprirò essere il proprietario. Entro, ordino, siedo fuori e nel mentre che aspetto tento la fortuna. Apro un documento che ho sul cellulare vagliando le possibilità per il giorno successivo. Considerato che arriverò al mare le alternative non dovrebbero mancare. Ma ricordando sempre che sarà ferragosto, giusto per non farmi illusioni. Non faccio tante chiamate e alla quarta faccio centro. Trovo una sistemazione abbordabile, abbastanza vicina al mare e attaccata alla stazione dei bus. La mia metà finale sarà Policoro e non Scanzano Jonico, come accade nel film. Da non credere ma domani sarò a posto. Tutt'a posto a Ferragosto.
Risolto un problema devo però trovare una soluzione a quello odierno, che sembra più ostico dei giorni precedenti. Chiedo le chiavi per il bagno e dato che ci sono anche qualche dritta a Nicola, il ragazzo dietro al bancone. Il bar alla fine è un luogo di ritrovo, specie in paesi di piccole dimensioni. Si conoscono tutti e ognuno ha le sue connessioni personali quindi le possibilità per me aumentano. Partono le prime chiamate da parte sua, quando non è impegnato nel servire chi si trova all'esterno. Non ci sono molte persone dal momento che sono arrivato. Il tempo passa e arriva qualche risposta, purtroppo negativa. Nel frattempo arrivano e si siedono alcuni giovani.
Rientro per ordinare un'altra birra e chiedo se ci sono novità. Un ragazzo a due passi da noi intercetta il senso della conversazione. Si chiama Antonio ed è appena arrivato assieme ad alcuni amici. Conosce il proprietario che quindi gli spiega la situazione. La curiosità accende una scintilla e nel mio caso probabilmente una bella grossa. Si prende la briga di trovarmi dove stare la notte e coinvolge anche altre persone nel farlo. Non ho idea di quante chiamate abbia fatto. Di sicuro tante. Chiacchieriamo e racconto a lui degli aneddoti su questi miei giorni lucani. Mi arriva qualche birra offerta. La situazione pare non sistemarsi e quindi intanto ci beviamo su.
Inizia a diventare buio.
"C'è un'ultima possibilità" mi dice Antonio.
"Conosco dei ragazzi che per un paio di giorni staranno in un bosco qui vicino. Hai la tenda?".
"Sì" gli rispondo.
È lì nel mio zaino e non aspetta altro che essere usata.
Li chiama per chiedere se posso unirmi. A loro va bene e a me va benissimo. Antonio mi svolta così la situazione. E non farà solo questo. Sistemata questa importante questione possiamo prendercela tranquillamente. Mi siedo al tavolo con lui dove conosco Donato e Arianna. Una ragazza davvero carina e che oltretutto mi sprona nel fare una cosa. Cioè di mettere online o su carta l'esperienza che sto vivendo. Tante persone mi hanno spinto verso questo progetto. E pare aver funzionato, visto che se state leggendo questo racconto è andata proprio così. E pensare che l'idea non mi aveva minimamente sfiorato prima di partire.
Una birretta tira l'altra ed è quasi ora di cena. Salgo in macchina con Antonio e i suoi amici in direzione della festa. Ricordo ancora il mio arrivo. Zaino in spalle e bastone di legno legato sul fianco. Ho quella sensazione già provata, tipo quella che è arrivato un marziano. In questi luoghi di camminatori non se ne vedono tanti per il momento. È una rotta che sta crescendo pian piano e la mia speranza è che lo faccia anche in futuro.
La Basilicata ha i suoi problemi come altre regioni. Ma al contempo è una terra davvero fantastica da vedere e vivere. Leggevo che per il momento i maggiori visitatori sono stranieri. Questa regione esiste, parafrasando il film e se posso consigliare a qualcuno in futuro di andarci lo farò sicuramente.
E i lucani? Cosa posso dire. Onesti, disponibili, sempre d'aiuto e con un bello spirito. La delinquenza in qualsiasi forma, a parte casi isolati come quello degli incendi, è una parola sconosciuta in questa regione.
L'organizzatore della manifestazione, nonché presidente dell'associazione "Attivamente Giovani", mi da la possibilità di mettere lo zaino dietro le quinte. Sono quindi libero di girare senza il peso sulle spalle e dovermi preoccupare della mia casa viaggiante per qualche ora. Mangio e rimango in compagnia dei miei nuovi amici con altri nel frattempo arrivati.
La serata è fresca, si sta bene e la voce della cantante Silvia Mezzanotte è davvero pazzesca. Qualche bicchiere di vino, falaoni e pastizz. Una passeggiata lì attorno e arriva la conclusione dello spettacolo. Recupero lo zaino e mi si fa davanti Antonio.
"Che dici, andiamo? I ragazzi ti aspettano. Vedrai che ti divertirai!"
Ha inizio così il capitolo bosco.
Sfrecciamo con la sua macchina per raggiungerlo. E se ieri pensavo di rimanere stupito per quello che avevo potuto vivere, stasera non sarà da meno. Adoro questo tipo di situazioni. Tende, fuoco acceso e musica. Era quello che mi aspettavo per quanto avevo capito. Ed è quello che trovo!
Antonio prima di andarsene mi presenta Danilo, colui che tiene le redini di questa campeggiata. Non lo smetterò mai di ringraziare. Durante il mio stare qui si premurerà sempre che sia a mio agio e se abbia bisogno di qualcosa. E neanche a dirlo in dieci secondi netti dall'arrivo eccomi con una birra in mano. I ragazzi sono organizzatissimi. Hanno da bere e mangiare per un paio di giorni senza considerare che arriveranno altre persone domani. Lo scenario è tipo da rave ma senza gli eccessi di quest'ultimo. Ci sono altre compagnie nei paraggi, arrivate per prendere posto. Inizio a conoscere un po' di persone e nel mentre pianto anche la tenda, sotto lo sguardo di un folto pubblico. Si balla, si beve e si chiacchiera in completo rilassamento. Le ore scivolano veloci in questa maniera e a sorpresa ritornano anche i ragazzi conosciuti al bar, che passano con noi parte della serata. A occhio e croce si fanno le cinque di mattina. Cerco calore vicino al falò e sono talmente in pace con me stesso che rischio di addormentarmi. È forse ora di chiudermi nella mia tenda/sarcofago, viste le sue ridotte dimensioni.
Non farò la doccia neanche oggi. Ma ha poca importanza visto che passerò la notte in un bosco dopo aver conosciuto un sacco di persone, scambiando emozioni. E condividendo la mia storia. Dopo essere stato a lato di un castello, mai avrei immaginato che anche stasera la vita mi potesse sorprendere. È stata dura arrivare fino a Rotondella ma il premio è stato questo. Cosa chiedere di più?
Mentre mi addormento è impossibile non pensare a cosa accadrà domani.
Non mi sembra vero.
Ma completerò il mio coast to coast in Basilicata!





