Follia e senz’acqua

Le montagne vicino a Trecchina

Due buone regole per una camminata che impegnerà qualche ora della giornata sono: partire a un'orario con luce sufficiente per vedere all'esterno e una temperatura che non crei problemi. Diciamo tra le sei e le nove di mattina. Che per alcuni è tardissimo, specie in estate. Fa molto caldo. Anomalo, secondo i locali.

Voglio però prendere le cose in maniera naturale. Svegliarmi e assaporare il contesto che ho attorno, invece che essere spettatore assente e assonnato del tutto. Penso che questa mattina le nove possono essere un buon compromesso e rimango abbastanza fedele all'orario. Emergo dalla tenda poco riposato ma con tanto entusiasmo. Una colazione molto semplice con biscotti presi alla bottega del campeggio e caffè al bar. Una sigaretta ad accompagnare. Brutto vizio che non va d'accordo con il camminare. Ma il binomio caffè-sigaretta è un tallone d'Achille per molti fumatori. La successiva sarà a pomeriggio inoltrato.

Impacchetto lo zaino in una maniera che spero sia migliore del giorno prima e riesco a chiudere la tenda in un tempo ragionevole. Denti lavati. Riempio la camel bag (sacca d'acqua) con due litri. Si fanno le dieci passate tra tutto. È ora di andare. Varco la soglia del campeggio e inizia ufficialmente il mio viaggio. Su consiglio del giorno precedente mi avvio verso la strada statale 585, una delle tante presenti in terra lucana. La più conosciuta a livello locale è la Sinnica, una superstrada che taglia in due la Basilicata e che costeggia il fiume Sinni da cui prende il nome. 

Non una delle migliori scelte optare per la statale 585, ripensandoci a posteriori. O meglio una follia, per il fatto che le macchine transitano veramente veloci. La corsia d'emergenza è sufficientemente larga e con occhi attenti a eventuali pericoli la percorro. Talvolta i passaggi non sono dei più agevoli ma seguendo qualche accortezza basilare, tipo camminare in senso contrario e su muretti, metto insieme un po' di chilometri. Nel frattempo alla mia destra riesco a osservare la bellezza delle montagne e compenso il fatto che molto del percorso è sull'asfalto. Purtroppo riesco anche a scorgere degli incendi e vederli da "vicino" fa veramente male. Il rumore del canadair mi terrà compagnia sopra la testa per qualche ora. Non sarà l'unico giorno che osserverò questa piaga. Mi fa rabbia e tristezza, per il fatto che il più delle volte la sua origine è dolosa. "Perché?" mi domando. Si fa del male al territorio, alla natura, a noi stessi e al clima del pianeta. Quello che capita sempre più spesso in maniera dirompente, con eventi atmosferici anomali, è sola la summa di questa e altre cause. Negare il contrario è un po' come girarsi dall'altra parte e fregarsene.

 

Non me ne vogliano gli integralisti del trekking. 

Sveglia più comoda come orario. Poco utilizzo dei sentieri. Ma "organizzando" l'esperienza una settimana prima e da solo, devo optare quando necessario per percorsi battuti e un riposo più lungo. E che il tutto sia "vicino" alla civiltà pur volendomi allontanare da essa per qualche ora. In caso di qualsiasi evenienza, considerando il fatto che cammino da solo.

Cerco di tenermi idratato conscio di quanto sto sudando e anche perché vorrei evitare di avere problemi. Trovo un angolo d'ombra e la fame stringe, quindi giù lo zaino. Qualche biscotto, bevo un po' e mi accorgo che qualcosa non va. Vedo uscire poco o niente dalla camel bag.

Mi trovo nel mezzo di una superstrada, praticamente senz'acqua. Slaccio la cerniera dello zaino per controllare e scopro che ne sarà rimasta un dito. Come primo giorno niente male. Ho almeno tre ore davanti e inizierà una salita in mezzo al nulla fino all'arrivo. 

Che fare? Imprecare non serve a nulla. Anzi meglio considerarla come una nuova lezione imparata. Si spera. 

Riesco finalmente ad uscire dalla statale e mi dirigo verso Piano dei Peri con la speranza di trovare in paese qualcuno a cui chiedere quantomeno un bicchiere d'acqua. Per quanto centellinassi quella rimanente dopo poco sono a secco. Non è facile. Mi prendo lunghe pause e "tiro" il fiato più volte, con il cuore che batte a mille, sperso nel nulla. A occhio è tutto un salire e inizio ad accusare la stanchezza e il caldo. 

Fortunatamente il paesaggio compensa mentalmente questo grosso problema e incendi a parte posso osservare pascoli, verde e le forme sinuose della natura lucana. Oltre che approfittare dei punti d'ombra. Continuo a salire, dosando le forze, finché a un certo punto si palesa davanti a me un paesino davvero piccolo. La speranza è di trovare qualche anima pia a cui chiedere da bere. Vedo una fontana da lontano e ho un sussulto. Quasi mi esalto. Ma una volta di fronte la trovo chiusa. Come scoprirò più tardi a causa di una siccità persistente da mesi. Circa quattro a parte sporadici e brevi temporali.

Nel mentre che riposo su una panchina scorgo un signore intento ad uscire di casa. Essendo l'unica persona vista in dieci minuti, mi avvicino e chiedo gentilmente se abbia qualcosa per la mia sete infinita. 

Lo zaino scaturisce sempre domande e curiosità. Come succederà anche nel proseguo del viaggio una semplice richiesta si trasformerà in una piacevole chiacchierata. Momenti come questo mi faranno amare quest'esperienza. Finisce che lui, preoccupato del fatto che avessi ancora molta strada da fare, mi lascia bere metà bottiglia e me la fa pure tenere. Una volta ripartito la terrò poi stretta per alcuni chilometri neanche fosse la Coppa del Mondo. 

Ci lasciamo con la mia domanda.

"Quanto manca a Trecchina?"  

"Ancora cinque chilometri". 

Niente male penso. Ma tutti in salita. Ahi. E sarà proprio così.

Il fatto che comunque abbia bevuto mi da la forza per fare un po' di strada. Fino a quando dopo non molto rimango di nuovo a secco.

Ogni tanto trovo un'illusoria discesa all'ombra. Ma a un certo punto inizia la salita e non molla. Io invece sì. Sento che veramente non ne ho più, pur vedendo la mia destinazione odierna quasi da toccarla con un dito. Ma si parla di qualche chilometro ancora. A peggiorare il tutto noto in lontananza dei temporali con fulmini ben visibili. Perfetto. Fortunatamente vengo risparmiato e non cade neanche una goccia. Paradosso.

Sul percorso incontro alcuni agricoltori a cui chiedo aggiornamenti sulla distanza dalla mia meta. Sto andando a marce molto ridotte e senza un minimo d'acqua. Testa bassa per non guardare l'illusoria vetta e continuo a salire.

Ed ecco dopo tanti sforzi il cartello di entrata in paese! Imparerò nelle tappe successive che sarà solo l'illusione di essere arrivati. Proseguo in maniera sempre più frammentaria. Pochi metri e stop. E avanti così. Il mio leitmotiv per il resto della camminata sarà questo. A piccoli passi per arrivare al traguardo. È inutile fare grossi passi e prendersi grosse pause. Anche nella vita. Costanza e perseveranza negli obiettivi, questo è importante.

Con la coda dell'occhio una coppia di ragazzi che stanno entrando in casa mi vede. Si rendono conto di quanto sono provato e mi chiedono cosa faccia da quelle parti. Gli parlo di questa pazza idea del coast to coast. Apprezzano il fatto che abbia scelto la loro regione. E vivendo sul "percorso" vedono spesso passare dei folli con la zaino in spalle. Devo essere talmente spremuto che senza chiedere nulla la ragazza entra, prende una bottiglia e me la regala. Mi danno anche un'ottima notizia. Dopo il tornante sarò arrivato a Trecchina. Stavolta per davvero. Ed è così!

Rimane da trovare un alloggio per la notte. Voglio sperimentare, seppur rischiando dato il periodo, il fatto di chiedere una volta arrivato. Spesso si rivelerà una scelta azzeccata. Anche perché vi sono piccole strutture che non si trovano su Internet ma a cui si arriva solo tramite i locali. 

Mi trovo in una bella piazza rettangolare che è anche il centro di questo paese. Grande e con molti alberi. Tra tante persone noto un ragazzo seduto su una panchina a cui chiedo informazioni. Mi indirizza da tal "Signor Michele". Lo salverò così anche sul cellulare. Tempo cinque minuti e sono seduto nella sua macchina in direzione di un alloggio a qualche chilometro di distanza. Un altro ragazzo mi verrà a prendere dopo la doccia per ritornare in paese e per riaccompagnarmi. In più la mattina mi riporterà a Trecchina, da dove avrà inizio la tappa del giorno successivo. Fantastico!

Trascorro la serata in piazza dove è in corso la festa di paese e scopro che durerà un mese, richiamando molte persone dai paesi vicini. Mangio alla pizzeria del Signor Michele anche per ringraziarlo della sua gentilezza. E non mi faccio mancare neanche un giro alla guardia medica, visto il mio stato fisico non proprio superbo.

Si fa ora di andare a dormire. Mi attende finalmente un bel letto comodo dopo un po' di tempo all'aperto per ammirare il cielo stellato. 

Mai più senz'acqua mi riprometto. Anche perché la dottoressa da cui sono stato visitato mi ha detto che i sintomi sono chiaramente riconducibili a uno stato di forte disidratazione. È stata dura, tanto da aver faticato a mangiare. 

Ma la prima tappa è andata!  

La natura della Basilicata dopo Castrocucco
Un incendio in corso su una collina della Basilicata
La piccola piazzetta della frazione di Piano dei Peri
Da Piano dei Peri verso Trecchina
Il cartello stradale di Trecchina
La vista prima dell'arrivo a Trecchina