Cristo di Maratea e il Mar Tirreno

La spiaggia di Castrocucco di Maratea

Quattro di agosto. Il grande giorno.

Mi sveglio di buon’ora mentre sta albeggiando. Recupero lo zaino, mi avvio alla fermata e salgo sul bus vuoto proprio dietro casa. Arrivo in stazione una decina di minuti prima della partenza. L’attesa è breve e alle 7.11 lascio i binari ferroviari di Verona Porta Nuova assonnato, ma con tanta voglia di arrivare e dare il via a quest’esperienza. Mi attendono circa sei ore di viaggio, con un veloce cambio a Napoli dopo quattro. 

Volano via relativamente veloci sul confortevole treno di Italo ascoltando musica, chiacchierando con i vicini di posto e girando tra le carrozze per sgranchire le gambe.

Una volta arrivato nella stazione del capoluogo campano riesco anche a prendere due tranci di pizza "al volo". Uno è il mio pranzo. E l’altro diventerà la mia cena. Anche qui non devo attendere molto e dopo un breve giro salgo a bordo di un affollatissimo treno regionale diretto a Cosenza. Quello che mi porterà a Maratea. Durante queste due ore posso toccare con mano il disagio provato giornalmente dai pendolari di questa regione. E non da giorni, da anni. Fortunatamente qualcuno la butta sul ridere, anche se ci troviamo praticamente spalla a spalla. Ma il disagio è palpabile e a mio modo di vedere inconcepibile in uno Stato che si dichiara moderno. Chiusa parentesi.

Il tempo che mi separa dalla tappa zero si assottiglia sempre più e intorno alle tre e mezza del pomeriggio intravedo il vecchio cartello blu della stazione. È ora di scendere. La giornata è molto calda, ma ventilata. Quasi un sollievo dopo aver lasciato l’afa della pianura padana. Adoro l’estate anche se talvolta sfianca. Ma tra una mezz'ora potrò finalmente vedere il mare dopo un’anno e quindi la percezione cambia. 

Nel frattempo dalla stazione posso ammirare, seppur da lontano, la bellezza "sudamericana" del Cristo di Maratea. Si trova in cima a una montagna in fronte al Mar Tirreno e purtroppo per questioni di tempo non riesco a raggiungerlo. Durante il coast to coast mi verrà chiesto più volte se fossi arrivato ai piedi di quest’enorme scultura. E non essendoci stato, verrò bonariamente rimproverato più o meno da tutti. Ma mi ripropongo nel caso avessi trovato i giusti incastri di recarmici, magari prima di risalire a Verona.

Ora si tratta di raggiungere quello che sarà l’alloggio per la serata e il punto di partenza per il mio Cammino lucano. Sfortunatamente i bus proprio all’ora del mio arrivo non sono più in circolazione e quindi decido di avviarmi per un pezzo a piedi. La strada per raggiungerlo è lunga e devo comunque dosare un po' le forze in vista di domani. Opto per una navetta, tra l’altro non proprio economica. Ma in una quindicina di minuti arriverò al Camping Maratea della frazione di Castrocucco. E finalmente durante il breve tragitto i miei occhi possono ammirare la bellezza che desideravano tanto vedere.

Con questa scelta allungherò e renderò più difficile la strada il giorno dopo. Ma avrò un super punto a favore. Una volta piantata la tenda, in un minuto o forse meno potrò fare l’agognato bagno in mare. Mi registro in reception, poggio lo zaino e sulla piazzola designata inizio a costruire la mia “casa” per la nottata. Una soluzione cosiddetta da bivacco, molto basica, presa su Amazon due giorni prima. Che stando a quanto visto in cinque minuti sarà pronta all’uso. È la prima volta che la “costruisco” e i minuti diventano almeno quindici o venti. Anche perché lo zaino, pur preparato con logica, deve ancora adattarsi al Cammino. Finisco per tirare fuori tutto.

Strada facendo deciderò quali cose hanno la priorità, in modo da estrarle con più facilità. D’altronde, ipoteticamente, per dieci o più giorni nello zaino avrò ciò che ho ritenuto necessario per me. Vi è una metafora molto bella su di esso, che invito a leggere. Si trova nel blog di una persona che ha cambiato il mio modo di vedere e affrontare la vita. Francesco Grandis conosciuto anche come Wandering Wil. E che ho avuto il piacere di conoscere in occasione delle presentazioni del suo libro “Sulla strada giusta”.

Tenda fatta. Costume infilato. Pelle color mozzarella. Ma sono le sei quindi niente crema solare. Senza occhiali da vista mi fiondo in spiaggia e poggio l’asciugamano. 

Sarà che adoro il mare ma il tuffo nell’acqua salata, oltre che rinvigorirmi, l’ho sempre visto come un gesto liberatorio. Cerco di rimanere più tempo possibile, visto che rivedrò qualcosa di simile tra una decina di giorni. Il panorama che osservo dall’acqua è mozzafiato. Spiaggia libera, poca gente e un assaggio di quello che sarà il paesaggio che mi accompagnerà per il resto del viaggio. Morbido e senza le vette spigolose a cui sono abituato. Mi trattengo volentieri per una mezz’ora e una volta uscito rimango ad osservare estasiato tutta questa natura potente fino all'imbrunire. 

Arriva ora di cena.

Ritorno alla base e faccio la conoscenza di una coppia romagnola vicina di piazzola, rimasta incuriosita dalla mia minuscola sistemazione. Tra una chiacchiera e l’altra viene fuori che loro raggiungeranno in auto la Calabria mentre io il giorno seguente partirò per questa camminata. Sono i primi a saperlo, oltre ad alcuni amici e ai miei genitori. 

L’aggettivo che mi danno (e mi verrà dato) in quest'esperienza è “pazzo”. Lo accetto con piacere. In fondo siamo tutti pazzi e anormali a modo nostro. L’importante è che da una sana pazzia possa nascere qualcosa di buono.

Dopo la cena (pizza della stazione) e un caffè faccio la conoscenza dell’Ingegner Vetromile, che scoprirò pochi minuti dopo essere il responsabile della struttura. Come ho detto il percorso avrebbe preso forma giorno per giorno. E la mia idea iniziale di percorrere la parte superiore della Basilicata viene subito messa in discussione. Il suo consiglio è quello di percorrere la parte centrale, più verde, che mi permetterà di avere tappe ravvicinate e temperature meno alte. Prendo i giorni successivi per decidere finché non mi troverò a un bivio. Ma l’idea è sicuramente intelligente. Il caldo non da tregua e le temperature in alcuni punti della regione toccano addirittura i quaranta gradi. 

Si reca in reception e mi consegna una mappa. Ottima notizia visto che non ero riuscito a reperirla in nessuna libreria di Verona. La Basilicata infatti pare non esistere. Ma vi posso assicurare che esiste e mi sta già affascinando.

La serata si protrae fino a mezzanotte con balli di gruppo e i classici tormentoni estivi. A cui io non partecipo. Per uno a cui piace la musica elettronica è una condanna. Ma almeno i bambini presenti con i genitori si divertono. 

Per me invece è ora di dormire. 

Mi infilo nella tenda ed entro nel mood coast to coast. Penso che dormirò poco per il terreno un po' duro e per l’adrenalina che ovviamente scorre in me. 

Domani finalmente si inizia.

E ho una bella carica.

Il cartello della stazione ferroviaria di Maratea
Panoramica della stazione con sfondo montano
Il Cristo di Maratea visto dalla stazione
La mia tenda al Campeggio Castrocucco di Maratea
Vista della spiaggia di Castrocucco di Maratea
Una mappa della Basilicata sulla bacheca del Campeggio